Andrea Pubusa
Che senso ha il pestaggio degli operai delle Acciaierie di Terni in lotta per la difesa del lavoro? Sicuramente ha il valore che sempre hanno avuto questa azioni: la repessione della protesta in difesa delle posizioni padronali. Ma qui con Renzi ha un valore più pregnate. Il segretario PD ha celebrato la Leopolda, liquidando come vecchiume (antigoriu, dicono i sardofoni) tutto ciò che è legato alle lotte operaie o è espressione del disagio sociale. Un imprenditore rampante, ospite d’onore, rincarava la dose ventilando l’opportunità di limitare il diritto di sciopero. “Visto che non lo capiscono da sé che è uno strunento del secolo scorso, imponiamoglielo per legge“, questo il succo del discorso. Tanto più che in contemporanea si svolgeva una grande manifestazione dei lavoratori a Roma, che, al di là dei singoli punti della piattaforma, esprimeva, nelle persone e negli slongans, il malessere profondo che attraversa la società italiana , in particolare, i ceti popolari. Ora, è chiaro che si può dissentire su questa o su quella posizione, ma maltrattare quella piazza come ha fatto Renzi e le ragazzotte/i che gli stanno attorno è un manifesto politico: Renzi è contro il mondo del lavoro. Di più e peggio: vuole nasconderne le difficoltà, le necessità della stragrande maggioranza del popolo italiano, aiutato in questo da TV e stampa di regime. La ragione è semplice: quella piazza romana, riempita dalla CGIL, è la faccia vera del Paese, senza quegli imbellettamenti che Renzi e i suoi mettono in campo per nasconderla. Per disegnarne un’altra, spensierata e protesa verso un mondo tutto nuovo, dove la sofferenza sociale è bandita, non è ammessa, benché drammaticamente presente e in estensione.
Molti si chiedono se il pestaggio di Roma è stato ordinato o è scoppiato per incapacità di gestire la piazza da parte degli apparati di polizia. Ma è una domanda oziosa e perfino idiota, perché un pestaggio di quella portata sotto gli occhi del mondo non è e non può essere da addebitare al destino. Al di là di come sono andate le cose nella catena di comando, il pestaggio è il rifiuto di Renzi della realtà così com’è. Una realtà di profonda crisi, di grandi difficoltà, che non tollera risposte in forma di barzellette, battute o frasi ad effetto. Richiede anzitutto una presa d’atto dei veri termini della crisi e poi richiede un’iniziativa seria e instancabile per unire le forze sane, prima di tutto quelle del lavoro, per rimettere nei binari giusti il Paese. Si è fatto così in tanti alri momenti difficili della vita nazionale. Sarebbe stato battuto il terrorismo delle BR senza una unità di fondo delle forze democratiche? Sarebbero state le BR isolate senza la mobilitazione ferma e capillare dei sindacati e dei lavoratori a partire dalle fabbriche? O non è vero che è lì che gli si è fatta terra bruciata? I pesci sono rimasti senza acqua. La sconfitta del terrorismo è stata politica, non militare. Bene, ora l’emergenza è diversa, ma è altrettanto grave, i pericoli per la democrazia sono perfino più seri perché l’attacco è meno rozzo e grossolano, le forze della reazione sono ampie e occupano gran parte delle istituzioni e degli organi di informazione. Ed allora la difesa della democrazia passa anzitutto per il rilancio dei diritti del lavoro, parte dalla piazza romana della CGIL e dalla lotta dei lavoratori di Terni. La Leopolda e i reparti antisommossa sono la controparte. Prima lo si capisce, meglio è.
1 commento
1 Francesco Cocco
31 Ottobre 2014 - 13:50
certi atteggiamenti non nascono all’ improvviso. Si vuole creare un clima che li favorisca. E lo si crea con certe dichiarazioni di finanzieri come Serra che pretende di eliminare diritti fondamentali. Lo si crea con certi atteggiamenti assunti dallo stesso presidente del consiglio. Lo si fa nascere distruggendo col mito della falsa modernità quello che i lavoratori hanno costruito in oltre un secolo di storia. :Non siamo al fascismo anni 20 del novecento, ma siamo certamente in un clima che può generare il peggior avventurismo istituzionale. E’ il trionfo della cialtroneria che spalanca le porte agli avventurismi d’ infausta memoria..
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