Caro Francesco, sarai l’alfiere del cambiamento o il salvacondotto dei malandrini?

10 Gennaio 2014
2 Commenti


Amsicora

Caro Francesco,

poniamo che in un paese del lontano e mitico West una banda di grassatori, di persone che hanno tradito la pubblica fede ed hanno ridotto sul lastrico la povera gente, pensando solo al proprio portafoglio, anche quando tutt’intorno imperversa la miseria, per mostrare pentimento e scongiurare la giusta reazione del popolo, nomini alla carica di sceriffo una persona dabbene, e, nominatola, la esalti in ogni modo sulla stampa e presso la popolazione per farla franca. Posto tutto questo, tu pensi che  l’onest’uomo debba accettare l’investitura o debba rittrarsi sdegnosamente? Pensi che debba stare al gioco o debba smascherarlo?
Domanda retorica, tu mi risponderai: l’esempio consente varianti. Intanto la banda potrebbe aver commesso reati meno gravi: peculato ad esempio e non rapina a mano armata. O essere indagata ma non ancora condannata dal giudice federale. E ancora: poniamo che la banda si sia veramente pentita e non intenda solo nominare lo sceriffo buono come operazione di facciata, ma effettivamente si proponga di tornare anch’essa sulla giusta via, al rispetto delle regole e della brava gente e portare sollievo alla miseria del popolino. Il tirarsi indietro non sarebbe un atto di arroganza e insieme di vigliaccheria? Non potrebbe il “vil rifiuto” ostacolare il percorso verso la redenzione e l’uscita dall’errore?
Giusta obiezione, caro Francesco, anche i peggiori peccatori vanno aiutati a redimersi, ma - obietto - se c’è pentimento. E il pentimento non è semplice rimozione del peccato. Anzi è esattamente l’opposto. E’ assumere piena coscienza di esso, sentire profonda angoscia per averlo commesso, dichiararlo al mondo e, con estrema umiltà, iniziare un persorso che, partendo dall’ammissione di colpa, conduca ad una vita di  astinenza e penitenza e alla richiesta di perdono. Come sai, grandi santi sono stati prima grandi peccatori. Ma il passaggio dalla vita dissipata alla santità è stata costellata da gesti inequivocabili di pentimento e di penitenza. Francesco si denudò, rinunciò a tutti i suoi beni e poi si vestì con un povero saio. Fu preso per pazzo all’inizio, poi la gente capì. Altri si sono ritirati nei conventi o negli eremi ed hanno praticato il digiuno e la castità. E poi sono andati a redimere i peccatori quali loro erano stati. Ora, caro Francesco, si può dire che nel PD ci siano segnali di pentimento?
Tu obietterai e con te molti altri: non c’è bisogno di autoflagellazioni, non è un segnale di pentimento già la mia nomina? Non ha la Barracciu rinunziato? E Lai, Porcu & C. non hanno fatto un passo indietro con l’acclamazione. Poteva essere uno di loro il candidato e invece hanno scelto un uomo esterno alla banda.
Beh, posso obiettarti, senza tema  di smentita, che Francesca non ha rinunciato, non si è mai pentita, anzi, ha tirato fuori la penosa storia del kilometraggio, e più che ritirata è stata disarcionata. In questo caso - è proprio il caso di dirlo - l’ha seppellita una risata. quella che è seguita alla storia delle pompe di benzina. Lo chiami pentimento questo? E’ come se il poverello d’Assisi, anziché essersi denudato spontanemente fosse stato privato delle ricche vesti dal padre o da altri per punirlo della sua vita sregolata, mentre lui si proponeva di mantenere il suo status. Sarebbe  diventato il poverello d’Assisi? E Lai si è dimesso dalla carica di segretario regionale? E Chicco Porcu ha dichiarato, in segno di consapevolezza dell’errore e di pentimento vero, di non volersi più candidare per servire la comunità solo col suo impegno disinteressato e silenzioso? No, caro Francesco, non c’è ammissione del peccato e, dunque, non può esserci pentimento. L’assemblea regionale del PD non ha fatto pubblica ammissione dell’errore. Bada che non chiedo l’ammissione del reato. E’ giusto che ognuno si difenda in giudizio. No, parlo dell’ammissione della sconvenienza, sul piano politico e morale, della spartizione dei fondi dei gruppi fra i consiglieri, già riccamente remunerati. Ma di questo ravvedimento politico non c’è traccia nei resoconti dell’assemblea regionale o in altro documento del PD. No, caro Franceso, la banda non si è sciolta. E non lascia campo libero agli onesti, che pure ci sono lì dentro. Lo occupa pienamente. Organizza il comando in altro modo. Leggo sulla stampa che Lai, nel presentare la tua candidatura, ad Oristano, ha anche detto che per la campagna elettorale lui, indagato, nominerà ”un esecutivo ristretto, cinque persone guidate da me e da Francesca”. Si leggo bene, ” da me e da Francesca”! Ossia, i capi, mentre ti acclamano, dicono agli altri componenti  della banda degli indagati: “tranquilli, la nomina di Pigliaru, non è segno di pentimento o un rompiamo le righe. No, le redini le teniamo in mano noi”. E per mostrare che si fa sul serio ”l’esecutivo ristretto” sarò guidato dai due indagati principali! E per dare prova visiva che son loro a tenere le redini si fanno fotografare sorridenti con te in mezzo, come ho visto ieri, provando grande disagio, su L’Unione sarda.
Caro Francesco, devi ammettere che c’è di che preoccuparsi. Vorrei che tu non commettessi l’errore di altri, da Renato a Massimo, e scambiassi le preoccupazioni di un amico per un attacco personale. Vorrei che tu capissi subito che una tua candidatura senza un mutamento veloce, in corsa, dei protagonisti della campagna elettorale e dei candidati, si traduce in una copertura, non in un cambiamento. La sostituzione del timoniere, senza mutamento nel comando della nave, non comporta un’inversione della rotta.
Caro Francesco, mi preoccupa l’acclamazione che nasconde quasi sempre le posizioni reali e non importa un vero mutamento di rotta, che segue sempre a dibattiti aperti e a ripensamenti tormentati. E mi preoccupano le lodi sperticate a te da parte di chi, fino ad ieri, ha chiuso le porte alle persone per bene spingenodole alla protesta o all’astensione. E ancor più mi peroccupa la composizione dello “esecutivo ristretto”. Caro Francesco, senza infingimenti, il bivio che ti si para davanti è questo: vuoi essere l’alfiere di una nuova stagione o il salvacondotto dei malandrini (in senso politico, s’intende)? Io ti ho avvisato e mi sono messo l’animo in pace. Dixi et servavi animam meam. Ora, però, mi attendo da te una risposta, non personale e non a parole, ma politica, sul campo, coi fatti.

2 commenti

  • 1 sergio
    10 Gennaio 2014 - 11:26

    spettacolare sintesi.
    Grazie Amsicora

  • 2 Enea Dessì
    10 Gennaio 2014 - 14:49

    Questa è bella! Speriamo che Francesco la legga. Se penso che dopo le regionali del 2004 chiedemmo un contributo di 550 euro per rimborsare i rappresentanti di lista di Progetto Sardegna di Domusnovas, Musei e Villamassargia e tutti fecero orecchie da mercante….
    Yes, 550 euro di 276.000 (o 376.000?) che PS prese di rimborsi elettorali. Qualcuno ha detto bastardi!!!!

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