Che follia la proposta di legge elettorale sarda!

14 Giugno 2013
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Andrea Pubusa

Possibile che i nostri soloni regionali non abbiamo ancora capito che bisogna tornare a leggi elettorali semplici? Che la legge elettorale disciplina la trasformazione dei voti in seggi e dunque deve garantire la rappresentanza degli elettori nell’Assemblea regionale. Non devono esserci secondi fini, tipo favorire alcune forze a danno di altre.
La bozza della legge elettorale circolata in questi giorni sembra lontana da questi concetti elementari. Per esempio appaiono irrazionali le norme sulle soglie di sbarramento. A ragione i partiti minori contestano le percentuali. Il primo blocco sarà del 10 per cento per le coalizioni, il secondo del 3 per cento per i partiti all’interno dell’alleanza. Per chi invece si presenterà da solo e col suo candidato-presidente, lo sbarramento sarà del 7 per cento. Roba da matti! È evidente che la bozza favorisce le grandi forze. Queste vogliono risolvere la loro crisi sulle spalle degli elettori che non intendono votarli. Il voto di costoro o andrà disperso, se dato a liste minori o andrà ad ingrossare l’astensione. Ai proponenti la bozza di legge sembra che le sorti della democrazia non interessino. Guardano solo al loro “particulare”.
Ma soglie di sbarramento così alte sono costituzionalmente legittime? In realtà la nostra Carta fondamentale s’ispira al proporzionalismo. Ammette, dunque, piccoli correttivi, non la distorisione del voto. Che senso ha escludere dalla rappresentanza una lista che ha avuto il 6% dei voti? Si vuole tenere fuori il M5S? Lo si vuole mettere fuori legge? Con quale utilità per il Consiglio regionale e per la Sardegna, dove la mancanza di una vera opposizione si fa sentire e mortifica l’istituzione? Non sarebbe utile la presenza di un’opposizione vera e vivace? Non è la dialettica, anche aspra, il sale della democrazia?
E le altre forze minori? Ce ne sono alcune che intercettano parti reali dell’elettorato. C’è in formazione una raggruppamento d’intellettuali ed esponendi del mondo progressista e sovranista che o da solo o all’interno dell centrosinistra potrebbe vivificare questo schieramento e sottrarre all’astensione un’ampia fetta di chi, a sinistra, in mancanza di novità, preferirà starsene a casa.
Ed allora che fare? E’ ora di tornare ad un proporzionale corretto con uno sbarranmento al massimo del 4% (30.000 voti circa). Una soglia siffatta indurrà alla convergenza in un’unica lista e lascerà fuori solo chi, contando poco, vuole, a proprio rischio, correre da solo.
Dunque, niente listini, premi di maggioranza, apparantamenti, coalizioni o altre simili astruserie. Ma, si dirà, così ci sarà ingovernabilità. Perché da quando sono stati approvati sistemi maggioritari si è governato? Le cose vanno meglio? Sarà solo il destino cinico e baro ad aver visto accrescersi crisi, disuguaglianze e ingiustizie sociali man mano che la partecipazione democratica è stata mortificata? Al più si può prevedere che ciascuna lista presenti un proprio candidato alla presidenza e che il rappresentante della forza che prende più voti e riesce a formare la maggioranza in Consiglio regionale sia il presidente della Regione. Ma andare oltre significa invitare a stare a casa la metà dei sardi. Aiuta la ripresa dell’Isola questo abbandono dell’impegno politico? La Sardegna necessita di indifferenza o di mobilitazione?

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